Riprendiamo in questa occasione un interessante articolo sull’economia di Internet della società di venture capital Andreessen Horowitz, che va a toccare alcune delle principali dinamiche che legano (ma anche che fanno e faranno scontrare) le cinque maggiori aziende di tecnologia di consumo USA – Google (GOOG, GOOGL), Apple (AAPL), Facebook (FB), Amazon (AMZN) e Microsoft (MSFT). Queste società sono andate ben oltre le proprie iniziali linee di prodotti/servizi in tutti quei settori (hardware, software e servizi) che si sovrappongono e competono tra loro. Ma i loro ricavi e profitti dipendono ancora fortemente da tecnologie esterne che restano (parzialmente) fuori dal loro controllo.
Un modo per visualizzare queste “dipendenze” esterne è quello di considerare il percorso di una tipica sessione internet, che parte dall’utente, sviluppa una qualche azione generatrice di entrate, e poi (in alcuni casi) “torna” all’utente:
Quando si valuta la posizione strategica di un’Internet company (e in particolare la difendibilità del suo profit moat – ovvero il vantaggio competitivo che permette alla società di scavare un “fossato” per difendersi dai concorrenti), è necessario considerare:
1) come l’impresa genera ricavi e profitti
2) il ciclo nella sua interezza, non solo le aree coperte dall’azienda.
Ad esempio, Amazon può rappresentare una grave minaccia per l’attività di ricerca di base di Google.
Come Google fa i soldi
Lo si può vedere seguendo il denaro attraverso il ciclo sopra descritto: una parte significativa delle entrate di Google deriva dalle inserzioni pubblicitarie sui siti di Google ottenute grazie alla potenza di fuoco della query di ricerca per cose/oggetti/prodotti che possono essere acquistati (anche) su Amazon; l’esperienza di acquisto su Amazon (dall’iniziale intento di acquisto al momento del consumo) è significativamente migliore dell’esperienza di acquisto sulla maggior parte dei siti e-commerce non-Amazon che si trovano tramite ricerche su Google. Dopo un po’, i clienti imparano a “ignorare” Google e andare direttamente sul sito di Amazon per le loro ricerche (e i conseguenti acquisti). Se a ciò si aggiunge il livello di penetrazione tra i consumatori ormai raggiunto dal gigante di Seattle…
Ecco i risultati di un’indagine svolta ad Aprile 2017 tra i consumatori USA, ai quali è stato chiesto: “Ha mai acquistato qualcosa da uno dei seguenti siti di e-commerce?“
Ci sono sviluppi interessanti che accadono a ogni livello del ciclo descritto, ma possiamo dire che alcuni di questi sviluppi risultano più rilevanti. I possibili elementi chiave oggetto di futuri terreni di scontro includono:
- L’automazione della logistica
La rete logistica è storicamente stata un mosaico di navi, aerei, camion, magazzini e persone. Lo è ancora oggi ma la rete di domani includerà un significativo aumento dell’automazione, del’utilizzo di magazzini robotici, di veicoli e camion a guida autonoma, fiono ai droni e ai bot programmati per effettuare consegne. Questa transizione avverrà in più fasi, a seconda di fattori economici legati a specifici beni e clienti, unitamente a fattori geografici e normativi. Amazon, naturalmente, ha un enorme vantaggio nella logistica. Google ha cercato più volte di entrare nella logistica con scarso successo. In questo ambito, il ride-sharing on-demand e le start-up per la delivery potrebbero svolgere un ruolo interessante. Il layout della logistica è un fattore critico per il commercio elettronico, che a sua volta è fondamentale per “monetizzare” i motori di ricerca. Il dominio di Amazon nel settore della logistica conferisce un ampio “fossato” strategico in quanto l’e-commerce continua a sottrarre quote di mercato alle aziende operanti nella vendita al dettaglio tradizionale.
- Il Web vs le applicazioni
L’utilizzo di siti web attraverso i dispositivi mobili è senza dubbio in declino: gli utenti trascorrono più tempo sui dispositivi mobili ma più tempo sulle applicazioni anziché sui browsers. In questa battaglia, Apple ha sposato la causa delle applicazioni (ad esempio consentendo l’utilizzo di ad blockers sul browser Safari). Anche Facebook si è schierata dalla parte delle applicazioni (ad esempio incoraggiando gli editori all’uso di Instant Articles anziché far aprire i differenti articoli di stampa sui rispettivi siti web). Google, naturalmente, ha bisogno di un web sempre in movimento affinché il suo motore di ricerca continui e risultare utile ai consumatori, e si è quindi unita al lato web della battaglia (ad esempio sviluppando tecnologie che riducono i tempi di caricamento del sito web). Non c’è un pericolo realistico che il web scompaia, ma potrebbe essere sempre più emarginato, una volta che la maggior parte delle attività monetizzabili su Internet abbia luogo all’interno delle applicazioni o su altre interfacce come i bot vocali o la messaggistica.
- Video: dalla TV ? ai dispositivi mobili ?
Le società che operano in Internet stanno scommettendo che il consumo di video continuerà a spostarsi dalla TV ai dispositivi mobili. Tale speranza è legata non solo alla volontà di creare accattivanti esperienze per gli utenti, ma anche (e soprattutto!) al voler sbloccare l’accesso alle decine di miliardi di dollari di pubblicità che attualmente vengono spesi in TV.
“Credo che il video sia un mega trend, ampio quasi quanto il mobile” – Mark Zuckerberg
Qualcuno nutre ancora dei dubbi sul trend del mercato pubblicitario su Internet?
Quali settori spendono di più?
Nell’ultimo decennio, Internet ha dominato il mercato per gli annunci pubblicitari più “tradizionali” (quegli annunci che nel mondo analogico solitamente si leggevano su giornali e pagine gialle), con Google nella parte del leone. La domanda per il prossimo decennio è chi vincerà il mercato per gli annunci che generano un intento d’acquisto (finora il vincitore è Facebook, seguito da Google). Molto probabilmente il risultato dipenderà da chi riuscirà a controllare il flusso degli utenti verso la pubblicità video. Ad oggi, le piattaforme video più grandi sono Facebook e YouTube, ma ci si aspetta che il video venga incorporato in quasi tutti i servizi Internet (attenzione a Snapchat! – SNAP), in maniera simile a come Internet è passato nell’ultima decade da servizi basati sul testo a servizi basati sulle immagini/video. Di seguito riportiamo il trend divergente tra pubblicità su celullare-smartphone (in forte ascesa) e pubblicità sugli altri mezzi di comunicazione (caratterizzato da una contrazione).
A proposito della diffusione dei video, vi proponiamo la seguente infografica, ricordandovi che i dati riportati a sinistra sono GIORNALIERI e l’unità di misura è rappresentata da MILIARDI DI VISUALIZZAZIONI ?
- Voce: la ricerca nei sistemi operativi
I bot basati sulla voce come Siri, Alexa e Google Now incorporano funzionalità di ricerca direttamente nel sistema operativo.
Attualmente, la qualità delle interfacce vocali non è abbastanza buona per sostituire le interfacce di visual computing per la maggior parte delle attività. Tuttavia, l’intelligenza artificiale sta migliorando rapidamente.
Tasso di accuratezza nel riconoscimento vocale delle parole per singola piattaforma (2014-15)
Bonus: Forbes ci aggiorna sull’attuale tasso di riconoscimento vocale degli assistenti vocali più “famosi” (indovinate chi non rilascia i dati?)
In un futuro non troppo lontano, i bot vocali dovrebbero essere in grado di gestire conversazioni molto più sfumate e interattive.
La visione di Amazon è la più ambiziosa: incorporare servizi vocali in ogni dispositivo possibile, riducendo in tal modo l’importanza dei dispositivi e dei sistemi operativi (non è un caso che questi siano anche gli ambiti in cui Amazon è più debole). Ma tutte le grandi aziende di tecnologia stanno investendo pesantemente nella voce e nell’AI (intelligenza artificiale). Come ha detto recentemente il CEO di Google Sundar Pichai: “Il grande passo successivo sarà il concetto stesso di “dispositivo” che svanirà. Nel corso del tempo, il computer stesso – qualunque sia la sua forma – sarà un assistente intelligente che vi aiuterà durante tutta la vostra giornata. Ci si sposterà da un mondo mobile first a un contesto AI first.”
Ciò significa che le interfacce AI – che nella maggior parte dei casi sono interfacce vocali – potrebbero diventare i centri nevralgici del ciclo economico di Internet, rendendo molti degli altri ambiti intercambiabili o irrilevanti.
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