Dopo la recente acquisizione di Whole Foods (WFM) da parte di Amazon (AMZN), aumenta la minaccia posta dal colosso di Seattle alla totalità dei retailer (USA e mondiali). Partendo dalle informazioni rilasciate dalle più note e importanti catene di retailer mondiali, Bullsandbears.it ha esaminato le dinamiche di crescita del settore negli Stati Uniti, osservando differenti tendenze. Le tabelle che vi proponiamo evidenziano il differenziale tra aperture e chiusure che le principali catene di retailer prevedono nel 2017.
Aperture nette di negozi/punti vendita nel 2017 per insegna
Chiusure nette di negozi/punti vendita nel 2017 per insegna
Se in aggiunta alle tabelle riportate in precedenza analizziamo i dati di bilancio del primo quarto del 2017, possiamo condividere le seguenti valutazioni:
- continua la forte performance di vendita dei retailer off-price (Dollar General – DG, TJX – TJX, Ross – ROST, Five Below – FIVE, Nordstrom Rack – JWN)
- i tradizionali rivenditori che puntano sui mall (centri commerciali) continuano – tra mille difficoltà – a “inseguire” crescita del giro d’affari (The Limited, Aeropostale, Wet Seal, PacSun, Sears – SHLD, Children’s Place – PLCE, Macy’s – M, A & F, Finish Line – FINL)
- la crescita dei retailer di moda appare limitata e in generale rallentamento (Zara – ITX.MC, Forever 21, H & M – HM-B.ST)
- i segmenti dei prodotti di bellezza e dei profumi mantengono un trend positivo e si pongono in una posizione di forza all’interno del settore (Ulta – ULTA, i punti Sephora nei negozi JCPenney, la catena Bluemercury di Macy’s)
- sono in corso numerosi test per sperimentare i differenti formati di negozio e capire quelli più adattabili all’attuale clientela (Dollar General, Target – TGT, B & N – BKS, Wal-Mart – WMT, A & F – ANF, Macy’s)
Per i retailer, le notizie non positive (eufemismo) non finiscono qui… Ecco di seguito alcune delle principali società finite in bancarotta a partire da Febbraio 2016
Bonus 1: il “lugubre” indice che misura la quota di mercato sotratta da Amazon ai retailer
Bonus 2: un interessante analisi del New York Times sulla trasformazione in corso dei retailer USA, da zombie mall al modello Bonobos (ancor più vera considerando che a distanza di due mesi dalla pubblicazione dell’articolo, Bonobos è stata acquisita proprio dalla regina dell’off line retail – Wal Mart!)
Sintetizzando, possiamo dire che i retailer sono in continua evoluzione e stanno sperimentando differenti approcci strategici in merito allo sviluppo delle proprie strutture distributive:
- i tradizionali retailer off line si stanno attrezzando per competere on line (su tutti Wal Mart, la più grande catena di supermercati mondiale, che nell’ultimo anno ha acquisito il controllo di Jet.com, Shoebuy e Bonobos investendo quasi 4 milardi di dollari); non sempre la strategia sembra pagare (come nel caso di Neiman Marcus che, dopo una crescita annua delle vendite online del 24% nel 2015, appare ora in difficoltà)
- l’online retailer che domina la scena mondiale (Amazon) ha investito 13,7 miliardi di dollari nella catena off line di supermercati alimentari Whole Foods, in una mossa senza precedenti nella ventennale storia della società di Jeff Bezos (che sarà oggetto di un’analisi dedicata in una delle prossime newsletter)
- altri on line retailer di “ultima generazione” stanno ampliando la propria rete di punti vendita off line, come nel caso del produttore di occhiali Warby Parker, passato da 10 a 56 negozi in meno di tre anni (considerando che nel 2015 le vendite per metro quadro ammontavano a 3.000 dollari – seconde solo a quelle di Apple -… si capisce facilmente la ragione dell’espansione!)
- si sono sviluppate e si stanno sviluppando nuove forme “ibride” di proposta on line e off line: è il caso di Bonobos, che permette al cliente di provare i capi di abbigliamento prendendo appuntamento in uno dei propri Guideshops, accompagnato da una guida personale che lo consiglia e – se soddisfatto – gli effettua l’ordine, che verrà recapitato a casa.
In conclusione, è semplice preconizzare una fase di turbolenza del settore, al termine della quale solo i più forti resteranno “in gara”, unitamente a chi sarà riuscito ad adattarsi alle mutate esigenze dei consumatori, millennials in primis, sia in termini di proposta merceologica che di modalità distributiva e business model.
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