Dopo l’analisi di alcune hardware startup (Juicero e Teforia), vi proponiamo una business story davvero particolare, sia per il prodotto sviluppato da questa startup losangelina (Soylent), che per il fatto che BullsandBears.it ha testato direttamente il prodotto (ben tre anni fa, come sempre in anticipo sui tempi, almeno quelli italiani!).
Ma andiamo con ordine: com’è nato e cos’è questo Soylent?
Fonte: canale YouTube della società
La business idea che ha dato vita a Soylent
Nel dicembre del 2012, tre giovani ottennero 170.000 dollari dal fondo di investimento Y Combinator, per sviluppare un piano per realizzare torri telefoniche a basso costo.
Il progetto sembrava però giunto a un vicolo cieco. I fondi stavano per esaurirsi, ma gli startupper avevano deciso di continuare a sviluppare nuove idee software based fino al completo esaurimento dei soldi.
Ma come far durare di più i fondi?
L’affitto non era un costo comprimibile. Considerando la frenesia del lavoro, che li privava di una vita sociale, sembrava restare un unico centro di costo aggredibile: il cibo.
Dopo aver provato diete a base di ramen, hot dog, cibi surgelati e junk food (che il team integrava con pastiglie di vitamina per non contrarre lo scorbuto!), il team iniziò a valutare soluzioni alternative a quei pessimi cibi, tra l’altro “conditi” dalla seccatura di dover cucinare in un ambiente microscopico.
La prima fu una dieta a base di kale, che ottenne il risultato di farli (quasi) morire di fame.
Bonus: l’attuale contenuto alimentare e nutrizionale di Soylent
Affrontando il problema da un punto di vista ingegneristico, i ragazzi intuirono che avevano bisogno di “aminoacidi e lipidi, non di latte“, “di carboidrati, non di pane“. Frutta e verdura fornivano vitamine e minerali essenziali, ma erano nei fatti “per lo più acqua“.
“E se puntassimo direttamente sui componenti chimici grezzi?“
Presa una pausa dai progetti software, il gruppo si mise a studiare biochimica nutrizionale e ad analizzare i siti delle agenzie governative USA del cibo (F.D.A. e U.S.D.A.), compilando un elenco di 35 sostanze nutritive necessarie per la sopravvivenza.
Una volte acquistate, hanno versato tutto in un frullatore, con un po’ d’acqua, ottenendo un liquido pieno di sostanze chimiche, simile alla limonata.
Poi hanno provato a (soprav)vivere con questo “intruglio” quale unico alimento, ribattezzandolo Soylent.
Bonus: perchè fu scelto il nome Soylent?
I vantaggi competitivi di Soylent
Bere Soylent stava facendo risparmiare tempo e denaro ai membri della startup: il costo del cibo era sceso da 470 a 50 dollari al mese.
Il team si rese presto conto che ciò non avrebbe comunque permesso loro di portare a termine i propri progetti software ma che… stava per vedere la luce una startup completamente differente!
Fonte: sito Soylent
Le sensazioni fisiche del CEO?
“Mi sento come l’uomo da sei milioni di dollari. Il mio fisico è notevolmente migliorato, la mia pelle è più chiara, i miei denti più bianchi, i miei capelli più spessi e la mia forfora è sparita”. Chiosando: “Non ho mangiato un boccone di cibo negli ultimi trenta giorni, ed è cambiata la mia vita”.
Il team ha messo presto da parte le idee di sviluppo software, entrando nel settore degli “alimenti sintetici” per cavalcare l’onda del concetto di “lifehacking“, tanto caro a chi opera nella Silicon Valley: ideare trucchi per snellire gli obblighi della vita quotidiana, concentrando tutte le proprie forze, risorse e attenzioni a ciò che si preferisce fare.
L’originale mercato di sbocco di Soylent è certamente stato quello degli imprenditori e manager della Silicon Valley che vogliono restare costantemente focalizzati sull’idea imprenditoriale che cercano di sviluppare.
Un po’ poco per un’affermazione su larga scala…
Infatti il management ha presto allargato la propria vision, incardinando la propria business proposition da un lato alla riduzione del costo di un singolo pasto e dall’altro alla riduzione dei tempi di preparazione e somministrazione del pasto.
I clienti potenziali?
1) B2C –> le singole persone, per differenti motivazioni non interessate all’esperienza del pasto;
2) B2B –> le istituzioni che devono fornire ai propri utenti pasti a buon mercato (p.e. le carceri e le scuole).
La recensione di BullsandBears.it
Da sempre curiosi e affamati di novità imprenditoriali, abbiamo testato il Soylent a poche settimane dal lancio europeo.
Condividiamo ora con voi le (indimenticabili) sensazioni di un’intera settimana passata a nutrirsi di pasti liquidi.
Il contenuto di una confezione di Joylent (nome con cui il Soylent veniva commercializzato in Europa al momento del’acquisto – 2015)
Fonte: BullsandBears.it
Innanzitutto, concediamo un bonus al prodotto per la semplicità e la velocità nella preparazione e nel consumo: tre misurini di polvere color beige versati dentro lo shaker di plastica; scuotere bene per pochi secondi… e l’intruglio è pronto!
Inoltre, come (forse) notate dall’immagine, 6 confezioni di Joylent da 520 grammi l’una sono costate 35 dollari (spedizione e shaker compresi): considerando che si tratta di circa 18 pasti, ogni pasto è venuto a costare meno di 2 dollari…???
I bonus, però, finiscono qui.
La consistenza melmosa, il colore che varia tra le tonalità catrame e marrone sabia chiaro e l’odore (fortunatamente) pressochè inesistente non mettono – a nostro parere – a proprio agio chi si appresta a degustare questo cibo “liquido-sintetico”.
Il colpo di grazia lo dà il gusto, che unisce a un’assoluta inconsistenza (appena attenuata dalle varianti vaniglia, fragola e cioccolato) la sensazione di bere sabbia fine molto diluita.
Effetti collaterali?
Dopo avere letto alcune recensioni online provenienti dagli USA e aver saputo gli effetti collaterali subiti dai fondatori nelle fasi di messa a punto della composizione chimica del prodotto, abbiamo approcciato con cautela questa delicata prova.
Fortunatamente, nessun effetto collaterale di natura gastrico-intestinale (?) si è palesato!
Al tempo stesso, non si sono nemmeno manifestati i positivi “effetti collaterali” millantati dal CEO.
Ricordate? “Il mio fisico è notevolmente migliorato, la mia pelle è più chiara, i miei denti più bianchi, i miei capelli più spessi e la mia forfora è sparita“… Per protesta qui in BullsandBears.it stiamo valutando di indire una class action…?.
Considerazioni varie
Mentre intuiamo che alcune tipologie di consumatori USA possano essere attratte (?) dai punti di forza del Soylent (rapidità, comodità e prezzo), siamo facili profeti nel reputare l’Italia un’area geografica pressoché inespugnabile per questo alimento liquido.
Pensiamo infatti che le nostre tradizioni sociali e alimentari siano impermeabili a queste tipologie di prodotti che snaturano le modalità tipiche del pasto italiano (gusto, convivialità, lentezza).
Valutazione finale?
Il funding di Soylent
Per attirare i finanziamenti, il CEO Rhinehart e i suoi compagni di stanza si sono rivolti a Internet: hanno organizzato una campagna di crowdfunding in cui le persone potevano ricevere una settimana di fornitura di prodotti Soylent per 65 dollari.
Hanno iniziato con un obiettivo di raccolta fondi per 100.000 dollari, che speravano di raccogliere in un mese. Ma dal momento dell’apertura: “Abbiamo ottenuto la cifra in due ore“.
Fonte: Crunchbase.com
Da allora la startup è stata spesso sull’ottovolante avendo:
- raccolto fondi per oltre 72 milioni di dollari (di cui 20 dal noto fondo di investimento Andreessen Horowitz);
- affrontato più di un problema (nel 2016 ha dovuto richiamare le barrette alimentari perchè molti consumatori… vomitavano dopo averle mangiate);
- sviluppato nuovi canali di vendita (Amazon – AMZN -, 2.500 punti vendita 7-Eleven e, da pochi giorni, 450 punti vendita di Wal-Mart – WMC);
- ampliato la propria gamma prodotti (drink, caffè e polveri);
- recentemente sostituito il CEO (il fondatore Rob Rhinehart, primo azionista e che ora siede in CdA).
A che punto siamo?
Fonte: sito Soylent
Soylent sta cercando di conquistare gli acquirenti tradizionali vendendo le proprie bevande sostitutive dei pasti ai gusti fragola e chai anche nei punti vendita fisici 7-Eleven e Walmart.
Infatti, la business proposition “Silicon Valley oriented” ha alienato le simpatie della polvere nutritiva più nota al mondo a molte persone.
Soylent sembra infatti essere visto come un prodotto che vuole costringere il mondo ad abbandonare il cibo (solido) in favore di un liquido lattiginoso e dal gusto quantomeno rivedibile.
Il management ha percepito l’importanza di questi clienti potenziali e sta cercando di convincerli che “Ama il cibo e non ha nessuna intenzione di sostituirlo“, come ha dichiarato il nuovo CEO Bryan Crowley.
Si tratta di una sorprendente inversione a U per un marchio che originariamente era visto da tutti come l’incarnazione del mantra “la fine del cibo“.
Bonus: infatti Soylent sta valutando un nuovo prodotto sostitutivo alimentare… solido!
Tuttavia, l’azienda si è resa conto che questa impostazione potrebbe impedire l’accesso a una larga fetta del mercato potenziale… Come finirà?
Restate sintonizzati!
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