Quando funzionano, le operazioni di fusione e acquisizione (Merger & Acquisition – M&A) sono una delle modalità più rilevanti per mantenere o rilanciare la competitività aziendale.

I vantaggi di tali operazioni sono, tra gli altri:

  • una diversificazione dei prodotti e servizi offerti
  • un aumento della capacità produttiva
  • una maggiore quota di mercato
  • una tendenziale riduzione del rischio finanziario

Fonte: Internet

Se un’operazione di M&A procede come previsto, la nuova società dovrebbe acquistare valore nella misura in cui riesce a mettere in pratica le sinergie che generano risparmi di costi a fronte di un contestuale aumento delle entrate.

Tuttavia, di volta in volta, gli executives devono affrontare ostacoli quali scontri culturali e lotte intestine che possono impedire la corretta esecuzione dei piani post-integrazione. La distruzione di valore per gli azionisti e la diminuizione del prezzo delle azioni della “nuova” società può dipendere da fattori quali:

  1. i diversi sistemi e processi utilizzati dalle società ora fuse
  2. la potenziale diluizione di uno dei due marchi
  3. la sovrastima delle sinergie
  4. la mancanza di comprensione del business della società fusa/acquisita.

Proprio per queste ragioni molti di questi matrimoni non sempre durano. A tale proposito, vi proponiamo di seguito alcune delle peggiori operazioni di M&A mai avvenute ???.

  1. AOL e Time Warner (TWX) La madre di tutte le operazioni di M&A, avvenuta nei giorni inebrianti della bolla dot-com, è certamente la fusione da oltre 160 $/mld tra Time Warner e AOL, che puntava a creare il primo gigante dei media integrando old e new economy.

Ma lo scoppio della bolla dot-com, poche settimane prima del quale il deal fu annunciato (Gennaio 2000), e la difficile integrazione tra due culture di business agli antipodi, portò nel 2002 l’azienda a registrare una perdita straordinaria di 99 $/mld, la più grande perdita netta annuale mai raggiunta da una società, attribuibile alla svalutazione dell’avviamento di AOL. Nel 2003, la società ha tolto la dicitura “AOL” dal proprio nome, tornando a essere semplicemente Time Warner.

Fonte: Mike Keefe; Intoon.com

Il 12 Maggio 2015 AOL viene acquistata da Verizon (VZ) per 4,4 $/mld.

Fonte: Business Insider

 BONUS: Time Warner ci riprova… Andrà meglio questa volta?

Fonte: Internet

  1. Daimler-Benz (DAI) e Chrysler

Nel 1998 la combinazione di due dei più famosi nomi dell’automotive sembrava essere un deal sicuro. Per questo motivo, Daimler scommise pesantemente sull’operazione di M&A, pagando 36 $/mld per fondersi con Chrysler.

Fonte: Internet

Ma i cambiamenti di leadership crearono rapidamente problemi alla società risultante dalla fusione. Il ritiro del CEO di Chrysler Bob Eaton ha di fatto spalancato le porte a Daimler che, dopo aver preso il controllo, ha progressivamente estromesso gli executive di Chrysler dalla catena di comando. Purtroppo la lingua, le differenze culturali e alcuni lanci mal riusciti di nuove vetture fecero sì che Chrysler perdesse rapidamente quote di mercato.

BONUS: già nel 2000 l’Economist manifestava dubbi sull’operazione

La recessione e le scarse vendite hanno messo fine a quella che sembrava dover essere un’unione promettente. Nel 2007, Daimler ha venduto l’80% di Chrysler a Cerberus Capital Management per 7 $/mld. Attualmente Chrysler fa parte del gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles; FCA).

  1. Sprint (S) e Nextel

Con una mossa solitamente definita una “fusione tra uguali”, nel 2005 le società Sprint e Nextel elaborarono una fusione da 35 $/mld. Le aziende servivano differenti basi di utenti: Nextel era più orientata allo sviluppo tecnologico, Sprint alla trasmissione di dati, proprio nel periodo in cui gli smartphone erano sul punto di prendere piede. Purtroppo, i vantaggi di questa unione non si sono mai materializzati. Le due società si sono dimostrate difficili da integrare e i top manager di Nextel hanno abbandonato la nave subito dopo la fusione. Nel 2008, Sprint svalutò il valore di Nextel per quasi 30 $/mld.

  1. Google (GOOG; GOOGL) e Motorola

Il sistema operativo Android di Google aveva già un’enorme quota di mercato nel 2011, cosicché quando nell’Agosto dello stesso anno il gigante di Mountain View ha acquisito Motorola – uno dei principali players (in verità un po’ appannato) dei cellulari – per 12,5 $/mld, l’obiettivo era quello di sviluppare dispositivi mobili di elevata qualità. Le premesse non sono mai state mantenute: Google ha messo sul mercato una serie di smartphone deludenti (Moto X escluso), mantenendo parallelamente la commercializzazione dei propri cellulari Nexus, erodendo ulteriormente il valore dell’acquisizione di Motorola. Dopo solo due anni, Google ha venduto Motorola a Lenovo per 2,9 $/mld (pur mantenendo il centro di ricerca e molti dei brevetti di Motorola).

BONUS: il comunicato stampa di Motorola il giorno della prima telefonata della storia effettuata con un prototipo di cellulare Motorola

Fonte: Internet

  1. HP (HPE) e Autonomy

Il presidente e CEO Leo Apotheker, durante il breve periodo a capo di HP, nell’Ottobre 2011 portò avanti l’acquisizione da 11,1 $/mld di Autonomy, una società europea di analisi dei dati. Nel 2012 vennero a galla alcune “magie” contabili che avevano condotto a un massiccia sopravvalutazione di Autonomy durante il processo di acquisizione. Non c’è molto altro da ricordare – eccezion fatta per il siluramento del CEO per i passi falsi commessi e per la perdita di 9 $/mld dovuta alla svalutazione di Autonomy (i cui assets sono stati definitivamente ceduti da HP nel 2016).

  1. Sears (SHLD) e Kmart

Quando sei un leader di mercato, può essere difficile capire che i tempi stanno cambiando. Nei primi anni 2000, Sears e Kmart hanno iniziato a perdere terreno nei confronti di Walmart (WMT) e Target (TGT), con Kmart che aveva già “assaggiato” il Chapter 11 nel 2002. Poi, nel 2005, l’hedge fund che controllava Kmart ha intuito un’opportunità nel momento di appannaggio di Sears per dar vita a un’operazione di M&A da circa 11 $/mld e creare Sears Holdings. Risultato? Sears ha perso circa 7 $/mld dalla fusione. Durante il 2014 e il 2015, consistenti aree del business Sears sono state cedute. Il grafico delle azioni Sears spiega il resto…

Andamento del titolo Sears Holding dal 5 Marzo 2012 al 25 Ottobre 2016

Fonte: elaborazione BullsandBears.it su dati Yahoo finanza; dati in dollari

  1. Microsoft (MSFT) e Nokia (NOK)

Microsoft era in forte ritardo nella scacchiera dei devices mobili, ben alle spalle Apple (AAPL) e Google (GOOG; GOOGL), nonostante il lancio del nuovo Windows Phone nel Novembre 2010, accolto tiepidamente dai consumatori. Nel 2013, il CEO di Microsoft Steve Ballmer ha visto un’opportunità in Nokia, una società di telefonia mobile finlandese che stava perdendo terreno dopo un decennio di dominio assoluto nel settore dei cellulari.

BONUS: il tipico aplomb del CEO (in realtà qui non lo era ancora, ma non crediate sia cambiato!)

Anche qui il nostro (ex) CEO preferito… dà prova di sè

Fonte: Internet

BONUS: “Stevie” è implacabile quando si tratta di scivolare su (grosse) bucce di banana (qui prende in giro l’iPhone e qui! critica il modello di business di Amazon… ? ?)

BONUS: … Ma è anche un inguaribile romantico

Ballmer ha acquisito Nokia per oltre 9 $/mld con un accordo finalizzato nell’Aprile 2014. Ma il deal, concretizzatosi nello sviluppo della linea di cellulari Lumia, si è rapidamente trasformato in un flop. Ballmer ha lasciato Microsoft nello stesso anno, lasciando al nuovo CEO Satya Nadella la ristrutturazione e i licenziamenti necessari a semplificare l’azienda, tra i quali il taglio di 15.000 dipendenti Nokia. Nel 2015, l’acquisizione è stata svalutata per 7,6 $/mld.

BONUS: In conclusione: vuoi vedere che alla fine ha ragione lui?

  1. AT&T (T) e NCR

AT&T non è solo uno dei più grandi conglomerati del settore delle telecomunicazioni a livello mondiale, ma racchiude al suo interno gli AT&T Labs, la divisione di ricerca e sviluppo responsabile di innumerevoli scoperte e innovazioni. Nel 1991, con quella esperienza tecnica e la crescente mania di internet, la scalata ostile della società di computer NCR per circa 7,4 $/mld sembrava un passo logico e sensato. Ma quando la società oggetto dell’operazione di M&A non ha generato alcun profitto, AT&T ha continuato a versare miliardi di dollari, con perdite di oltre 5 $/mld nel periodo tra il 1993 e il 1996. Il colpo finale è arrivato durante la massiccia ristrutturazione del 1996 con la cessione di NCR per 4 $/mld.

BONUS: anche AT&T ci riprova…

  1. Bank of America (BAC) e Countrywide

Per il colosso finanziario Bank of America, l’operazione di M&A di acquisizione del 2008 della banca specializzata in mutui ipotecari Countrywide per oltre 4 $/mld, probabilmente sembrava un modo naturale per far crescere il proprio business. La bolla immobiliare scoppiata quello stesso anno, oltre a varie sanzioni e perdite immobiliari relative alle pratiche di prestito di Countrywide, hanno finito per costare complessivamente a Bank of America circa 40 $/mld. Il Wall Street Journal rimanda all’acquisizione come “il peggior affare della storia della finanza americana.”

    10. Mattel (MAT) e the Learning Company

Mattel è da decenni uno dei più noti produttori di giocattoli tradizionali, ma nel 1998 decise di entrare nel fiorente segmento dei giocattoli ad alta tecnologia con l’acquisizione di The Learning Company, valutata circa 3,8 $/mld. I problemi sono iniziati quasi subito, con vendite inferiori alle attese e perdite pari a 206 $/mln nel 1999. Solo un anno dopo, Mattel si è liberato del “fardello” vendendolo e contabilizzando ulteriori perdite per 430 $/mln.

  1. eBay (EBAY) e Skype

Quando nel 2005 eBay acquisì le attività VoIP di Skype per circa 2,5 $/mld, l’idea di base del deal era che una superiore tecnologia di comunicazione avrebbe aiutato a migliorare i contatti tra acquirenti e venditori. Purtroppo pochi utenti di eBay (acquirenti, venditori o spedizionieri) hanno rivelato la necessità di entrare in contatto tra loro con mezzi differenti dalla già sperimentata mail. eBay ha anche cambiato anche il management team di Skype quattro volte durante i quattro anni di convivenza, prima di arrendersi e vendere nel 2009 il 65% della società a fondi di investimento per 1,9 $/mld.

  1. BMW (BMW) e Rover

Nel 1994 l’acquisizione di Rover da parte di BMW fu trainata da due fattori: il proprietario di Rover, British Aerospace, era in difficoltà finanziarie e, contemporaneamente, BMW stava cercando di ampliare la propria offerta. Gli iconici marchi del gruppo Rover, tra i quali Land Rover e Mini, sembravano un mezzo perfetto per rinvigorire la società automobilistica tedesca, che così decise di acquisire una partecipazione dell’80% in Rover per 800 £/mln (circa 1,4 $/mld). Le differenze emerse tra le due culture manageriali condussero però quasi subito a pesanti perdite. In tutto ciò, BMW ha mantenuto il marchio Mini che, rilanciato, sta dando grandi soddisfazioni alla casa di Monaco di Baviera (nel 2015 le vendite globali del marchio Mini sono cresciute del 12 per cento a 338.466 unità).

  1. Caterpillar (CAT) ed ERA Mining Machine

Nel 2012, con un‘operazione che mirava ad aprire una breccia nel mercato cinese del carbone, il colosso delle attrezzature pesanti per l’industria estrattiva Caterpillar pagò 677 $/mln nell’operazione di M&A di acquisizione di ERA Mining Machinery. ERA  rappresentava uno dei principali produttori di supporti idraulici utilizzati nelle miniere di carbone sul mercato cinese. Il mercato del carbone cinese è uno dei più grandi al mondo e con questa acquisizione sembrava che Caterpillar potesse incrementare gli utili. Invece, a causa di errori grossolani quali sviste nelle due diligence e presunte “cattive condotte contabili deliberate e pluriennali” nella principale controllata di ERA (scoperti mesi dopo aver chiuso l’affare), Caterpillar ha dovuto svalutare i goodwill per 580 $/mln nello stesso anno dell’acquisizione. Oltre tutto ciò, 2.000 lavoratori cinesi sono stati licenziati a causa del cattivo esito dell’operazione. Recentemente, alle uscite dal gruppo si è aggiunto anche il CEO.

In conclusione, quando vengono annunciate operazioni di M&A l’investitore attento (e accorto) dovrà ponderare la ratio sottostante l’accordo, tenendo presente che:

  • i dati contabili prospettici della nuova realtà sono di fatto poco significativi da verificare ex ante (in considerazione delle innumerevoli variabili intangibili che potrebbero influenzare il deal)
  • i rischi che accompagnano queste situazioni straordinarie – evidenziati all’inizio dell’articolo – possono far naufragare le potenzialità economico-reddituali dell’accordo
  • nel breve termine, i mercati azionari tendono a premiare la società acquisita e a penalizzare (con differenti gradi di intensità) la società acquirente (non si tratta di una verità assoluta, ma di quanto succede nella maggior parte dei casi). Questo per dire che i risultati di un’operazione di M&A si dispiegano più facilmente nel medio periodo, sia a livello industriale che a livello di quotazione azionaria

e puntando la propria attenzione su elementi quali:

  • la qualità del management dell’impresa acquirente (ha già affrontato con successo operazioni straordinarie di questo tipo? E’ azionista della società acquirente – ossia è allineato anche “di tasca propria” agli interessi degli azionisti? Se i riscontri sono positivi: manterrà il proprio ruolo nella “nuova” società?)
  • le dinamiche a medio termine del settore e del segmento di appartenenza (il posizionamento competitivo della nuova realtà migliora con l’acquisizione/fusione? E la quota di mercato? Le autorità Antitrust potrebbero obbligarla a cedere asset importanti? La società acquisita ha margini percentualmente più alti dell’acquirente? E’ immediatamente accretiva in termini di redditività? Le sinergie di costo – che sempre vengono decantate a margine di questo tipo di operazioni – sono realistiche?).
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