Vi avevamo già parlato in tempi “non sospetti” della smart home e di come gli aspirapolveri-robot potessero incamerare più dati sensibili… che acari!
Ebbene, anche Google sembra essersi resa conto del potenziale di questi dati.
La società di Mountain View (GOOG) sta infatti lavorando insieme a iRobot (IRBT) per sfruttare i dati spaziali generati dagli aspirapolveri robotici.
iRobot permette la mappatura delle case degli utenti, per consentire loro di personalizzare il programma di pulizia. Fonte: sito iRobot
Perché? ???
Le due aziende affermano che l’obiettivo è quello di rendere le case intelligenti più “pensanti” sfruttando il set di dati unico raccolto da iRobot: le mappe delle case dei clienti.
L’ultima versione di Roomba di iRobot crea mappe utilizzando una combinazione di dati odometrici (che misurano la distanza di movimento delle ruote del robot) e immagini a bassa risoluzione della telecamera.
Le mappe risultanti possono essere utilizzate per creare programmi personalizzati o per consentire agli utenti di chiedere a Roomba di pulire stanze specifiche.
Comodità o tutela dei dati?
L’integrazione con Google Assistant consente ai clienti di impartire comandi verbali del tipo: “OK Google, dì a Roomba di pulire la cucina“.
Google e iRobot affermano che questi dati saranno utili per coordinare altri smart devices domestici.
Le mappe potrebbero essere utilizzate per localizzare prodotti come l’illuminazione Wifi-connected, ad esempio, assegnando automaticamente nomi e posizioni alle luci nelle diverse stanze dei clienti.
Il sistema di visione artificiale di iRobot si chiama vSLAM, un adattamento visivo delle costose tecnologie laser per la “Localizzazione e mappatura simultanea” che vengono utilizzate in alcune auto a guida autonoma. L’utilizzo di webcam a basso costo è la chiave per rendere il prodotto iRobot accessibile per i consumatori. Mentre il bot “passeggia” tra le stanze e i corridoi, le sue telecamere si collegano a un server cloud in grado di gestire i calcoli complessi necessari per estrarre una planimetria dal flusso di immagini.
Bonus: esiste una variegata tipologia di veicoli a guida autonoma!
“L’assistente apprende solo i nomi che le persone assegnano alle aree di casa propria, in modo da poter poi dirigere l’iRobot in quella zona”, afferma Google.
“Non riceviamo alcuna informazione sul layout della casa o su dove si trovino le differenti aree”.
Affermazione credibile?
Le planimetrie sviluppate dall’aspirapolvere-robot permetteranno agli utenti di mappare la posizione dei dispositivi smart “sparpagliati” per casa.
Cosa dicono i diretti interessati
Colin Angle, CEO di iRobot, ha affermato che la collaborazione pone le basi per le future case intelligenti.
“L’idea è che quando dici: ‘OK Google, accendi le luci in cucina‘, devi sapere cosa sono le luci in cucina. E se un giorno nel futuro dirò: “OK iRobot dotato di un braccio meccanico, vammi a prendere una birra“, il robot deve sapere dove sono la cucina e il frigorifero”.
Michelle Turner di Google dice che il sogno non è solo quello di creare una casa intelligente, ma una “casa pensante” che richiede meno input da parte degli utenti e si adatta ai loro desideri e bisogni.
E la privacy?
L’idea di Google di utilizzare i dati sulle case degli utenti appare a molti preoccupante.
Anche se Google non è certo la peggiore in termini di data leaks (vero Facebook? – FB), ha comunque già avuto grattacapi.
Proprio questo mese, ad esempio, l’azienda ha ammesso di aver esposto i dati personali di circa 500.000 utenti di Google+, portando alla chiusura della piattaforma.
The terrific smart home duo
iRobot ha anche detto in passato di voler utilizzare i dati spaziali raccolti dai suoi dispositivi esclusivamente per rendere la smart home più facile da utilizzare.
Angle sottolinea che la condivisione di queste informazioni è volontaria.
“Se possiamo aiutare l’ecosistema di Google a comprendere meglio la casa – con il pieno permesso degli utenti e la possibilità di recedere – allora possedere un Roomba potrà rendere la smart home (ancora) più intelligente“, dice. “O anche più pensante“.
C’è di che preoccuparsi?
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