Continuiamo e concludiamo il post della settimana scorsa sulle strategie di investimento, analizzando altre 2 comuni scorciatoie che spesso vengono presentate come strumenti capaci di garantire agli investitori ritorni sopra la media a sforzi ridotti.
Ancora una volta il nostro consiglio è quello di non dare mai nulla per scontato e mettere sempre in discussione qualsiasi “formula magica” ci venga messa di fronte.
La disoccupazione fa male alle azioni
È una convinzione largamente diffusa che un elevato tasso di disoccupazione sia sintomo di una economia in recessione e un presupposto per un mercato azionario in difficolta.
La politica spesso dichiara di avere come obiettivo primario la riduzione della disoccupazione, che individua come la causa principale di una economia debole e di conseguenza di un mercato azionario caratterizzato da ribassi diffusi.
In realtà questa convinzione non potrebbe essere più inesatta.
Il tasso di disoccupazione, alto o basso che sia, è il risultato delle condizioni economiche passate, non la causa del futuro andamento dell’economia.
Non è necessario avere un basso livello di disoccupazione affinché l’economia cresca, cosi come un elevato tasso di disoccupazione non è indicativo di future crisi economiche.
Per comprendere questo effetto contro intuitivo dobbiamo ragionare come un imprenditore, piuttosto che come un politico.
Supponete di essere un imprenditore che dopo anni di crescita stabile inizia a “vedere” un leggero declino della sua attività. Sui mezzi di informazione ancora non si parla di recessione, ma voi vedete il business e siete preoccupato che le cose peggiorino; pertanto come prima cosa cercherete di ridurre le spese operative.
Se dopo qualche trimestre le cose peggiorano ulteriormente sarete costretti ad operare altri tagli, quelli più dolorosi: licenziare alcune persone.
Quando poi le cose inizieranno a migliorare, sarete ancora cauti e aspetterete ad assumere nuovamente, per comprendere se la ripresa è duratura oppure no; solo quando la ripresa srà oramai avviata da tempo sarete più confidenti e tornerete ad assumere.
Se considerate questo punto di vista, allora è facile riconoscere che il tasso di disoccupazione potrebbe essere e rimanere a livelli alti anche dopo che la ripresa è cominciata. Allo stesso modo le recessioni cominciano spesso quando i tassi di disoccuazione si trovano a livelli piuttosto bassi.
Fonte: Internet
Se poi ci spostiamo a considerare il mondo azionario, dobbiamo considerare che spesso i movimenti di Borsa anticipano i report ufficiali sullo stato dell’economia, pertanto è difficile credere che esista una correlazione tra tasso di disoccupazione e futuri andamenti del mercato.
Addirittura, alcune statistiche hanno messo in evidenza come le recessioni del mercato possano inziare quando i tassi di disoccupazione sono al minimo e come invece i ritorni migliori di potrebbero spesso ottenere iniziando ad investire quando i tassi di disoccupazione sono al loro picco!
Fonte: www.seekingalpha.com
Dollaro forte, azioni in rialzo
Un’altra convinzione largamente diffusa è quella secondo la quale la performance del mercato azionario (americano in questo caso) è strettamente legata all’andamento del dollaro.
Quando il biglietto verde è forte anche le azioni performano bene, e viceversa.
Il presupposto alla base di questa convinzione è che gli USA hanno una economia basata sulle importazioni (ovvero importano molto di più di quanto non esportino).
Pertanto una moneta forte è positiva per le importazioni e per la crescita del prodotto interno lordo.
E’ necessario tuttavia approfondire alcune considerazioni.
In primo luogo, se una valuta forte può aiutare le importazioni, allo stesso tempo può danneggiare le esportazioni, e quindi limitare la crescita di interi settori; non tutte le aziende quindi potrebbero preferire una valuta forte.
In secondo luogo, le valute non sono come le azioni, nel senso che si apprezzano (o deprezzano) sempre su base relativa, ovvero rispetto ad altre valute.
Pertanto, se fossimo portati a credere alla correlazione tra forza della valuta e andamento del mercato azionario allore dovremmo riconoscere che esiste una correlazione inversa tra il mercato statunitense e altri mercati mondiali le cui valute si apprezzano (o deprezzano) nei confronti del dollaro.
Ovvero, quando il dollaro si apprezza, il mercato USA sale ma allora altri mercati devono scendere.
In realtà, se guardiamo andamento dell’indice S&P500 e MSCI (indice delle borse mondiali) negli ultimi 15 anni, possiamo notare come i cicli di rialzo e ribasso dei 2 indici sono pressochè corrispondenti, ancorchè di ampiezza diversa.
Fonte: Yahoo Finance
Ecco che guardando a dati oggettivi, anche questa “scorciatoia” piuttosto diffusa, sembra avere poco fondamento teorico.
La checklist per evitare scorciatoie pericolose
Cerchiamo quindi di riassumere in pochi punti sintetici alcuni accorgimenti che, come investitori, possiamo utilizzare per evitare di affidarci ciecamente a scorciatoie semplici ma non efficaci.
- Chiediti sempre se qualcosa è vero: non fidarti sempre degli “esperti” ma cerca di sviluppare un tuo giudizio indipendente attraverso l’informazione.
- Pensa in maniera contro intuitiva: se tutta la massa crede che una cosa sia vera, chiediti se potrebbe essere vero anche il contrario.
- Confronta la storia: guarda se un determinato evento in passato ha portato sempre alla stessa conclusione.
- Cerca le correlazioni: se tutti sono convinti di una relazione tra 2 fenomeni X e Y, chiediti se questa correlazione esiste sempre, a volte, oppure mai.
- Pensa globalmente: i mercati sono sempre più spesso sono interconnessi, cerca di capire e analizzare le possibili relazioni di causa ed effetto.
Alla prossima!
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