In questa terza puntata, concentreremo l’attenzione sui due cardini dell’analisi tecnica, i supporti e le resistenze, nonché sul trend che, se correttamente e precocemente individuato, può permettere a chi applica l’analisi tecnica di ottenere interessanti guadagni.
I Supporti e le Resistenze
Esaminando un grafico qualsiasi, si possono individuare dei livelli particolarmente critici, sui quali il mercato sembra esitare. Su tali livelli la domanda e l’offerta si affrontano fino a quando una delle due riesce a spuntarla.
Un livello si definisce “Supporto” quando la domanda è particolarmente forte e i venditori non riescono a sovrastarla. Un livello di supporto è tanto più forte quante più sono le volte che è stato testato senza “cedere”. Sicuramente un minimo storico rappresenta un livello chiave di supporto.
Un livello si definisce “Resistenza” quando l’offerta è particolarmente forte e gli acquirenti non riescono a imporsi. Un livello di resistenza è tanto più forte quante più sono le volte che è stato testato senza – ancora una volta – “cedere”. Sicuramente un massimo storico rappresenta un livello chiave di resistenza.
Se un livello di supporto viene rotto, diventa un livello di resistenza. Se un livello di resistenza viene rotto, diviene un livello di supporto. Questo perché secondo l’analisi tecnica il mercato si “ricorda” i livelli passati: i venditori e gli acquirenti posizionano i loro ordini di vendita e di acquisto in corrispondenza dei livelli tecnici, rendendoli quindi particolarmente importanti. Si parla di livelli di supporto e resistenza “statici” quando corrispondono ad un punto preciso e costante nel tempo, come i massimi e i minimi precedenti (non solo “assoluti” ma anche “relativi”). Si parla di livelli di supporto e resistenza “dinamici” nel caso di una “trendline” o della “linea del canale”.
I Trend
Uno dei pilastri dell’analisi tecnica è il concetto secondo cui il mercato non si muove in modo del tutto erratico e imprevedibile (teoria del “random walk”) ma segue delle tendenze, che possono essere individuate dall’analista.
Charles Dow (l’ideatore del celebre indice azionario americano, il Dow Jones) è stato un pioniere in questo campo poiché già alla fine dell’Ottocento aveva studiato l’andamento dei prezzi giungendo a formulare una teoria che costituisce ancora oggi una parte importante dell’analisi tecnica. Dow era partito osservando l’andamento delle maree, intuendo delle interessanti analogie con l’andamento dei prezzi in un mercato libero. Così come la marea avanza, retrocede, per poi spingersi ancora più in avanti, in un processo di continuo avanzamento fino a un punto in cui il processo si inverte, anche il mercato si muove con un andamento simile. Abbiamo delle fasi di trend crescente, caratterizzate da massimi e minimi crescenti, e delle fasi di trend decrescente, caratterizzate da massimi e minimi decrescenti.
Secondo Dow esistono tre tipi principali di trend:
– il “major”, ovvero il trend principale (che dura alcuni anni)
– il “medium”, ovvero il trend intermedio (che dura alcuni mesi)
– il “minor”, ovvero il trend minore (che dura alcune settimane)
Il major trend è assimilabile alla marea, il medium trend alle onde, il minor trend ai frangenti delle onde.
L’investitore deve andare nella direzione del trend principale relativo all’orizzonte prescelto, resistendo alla tentazione di andare controcorrente per puntare sui piccoli rimbalzi e/o correzioni. Graficamente il trend si evidenzia congiungendo due o più livelli di minimo crescenti (trend rialzista) oppure due o più livelli di massimo decrescenti (trend ribassista) con una linea retta detta “trendline”. Una trendline è tanto più forte e significativa quanto più dura nel tempo e quanto più numerosi sono i punti di contatto.
Un trend si presuppone intatto fintantoché non dà chiari segnali di esaurimento o di inversione (la rottura della trendline è il segnale più chiaro).
La trendline rialzista individua dei livelli di supporto via via più alti, mentre la trendline ribassista individua dei livelli di resistenza via via più bassi. Si parla in tal caso di supporti e resistenze “dinamici”.
Oltre a tracciare la trendline, rialzista o ribassista che sia, è opportuno tracciare anche la sua parallela, detta “linea del canale”, in modo da contenere il movimento dei prezzi all’interno di un canale. La linea del canale rappresenta una resistenza dinamica in un trend rialzista e un supporto dinamico in un trend ribassista. Una sua rottura rappresenta un segnale di accelerazione del trend dominante.
Un canale rappresenta un trend forte e sostenibile quando ha una buona inclinazione ed è abbastanza largo: canali fortemente inclinati e molto stretti rappresentano in genere accelerazioni destinate ad esaurirsi in tempi brevi, passibili di correzioni violente. Viceversa, un canale poco inclinato è segno di un trend poco deciso e che può invertirsi facilmente.
E’ fondamentale comprendere se il mercato è in una fase trending (rialzista o ribassista) oppure in una fase trading (movimento laterale), e non è sempre così facile capirlo: una rottura di una trendline rialzista potrebbe essere una semplice correzione o l’inizio di una pausa nel movimento principale, ma potrebbe essere anche l’inizio di un periodo ribassista.
L’operatività nelle fasi trending è completamente diversa dall’operatività nelle fasi trading.
Se il mercato è in trend positivo l’obiettivo è di cavalcare il trend con posizioni “lunghe” (si dice che bisogna “comprare sulla forza”): in tal caso ogni nuovo rialzo è un segnale di acquisto e ogni storno un’occasione per aumentare le proprie posizioni. Tale strategia, detta pyramiding, consiste nell’accumulazione graduale di posizioni nella direzione del trend, “mediando in utile”.
Se il mercato è in un trend negativo, bisogna liquidare le posizioni lunghe e andare “corti”: ogni rialzo è un’occasione di vendita e ogni nuovo ribasso è una conferma del trend e un invito a vendere (si dice che bisogna “vendere la debolezza”).
Se il mercato è senza direzionalità, in congestione laterale, bisogna cercare di sfruttare il range, acquistando nella parte bassa – il 25% inferiore – e vendendo nella parte alta – il 25% superiore -. Se la fase di congestione si protrae per un lungo periodo questa operatività può essere molto vantaggiosa. Bisogna però ricordare che operare in tali fasi di mercato richiede ancora più esperienza che nelle fasi trending, perché più numerosi sono i falsi segnali. Quando i prezzi usciranno dalla fase di congestione – meglio se con volumi alti – potrà iniziare un nuovo trend, quindi bisognerà immediatamente chiudere le posizioni in essere e “girarsi” nella nuova direzione.
Nella prossima puntata parleremo dei volumi e delle figure di continuazione.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!