Gli indicatori rappresentano un solido complemento all’analisi tecnica che, applicata a un mercato, un settore o un titolo, parte sempre dai prezzi, ovvero dalla risultante dell’incontro tra la domanda e l’offerta.
L’analista cerca di individuare i vari trend in essere sui differenti orizzonti temporali, partendo dall’orizzonte più lungo (p.e. su grafici annuali e mensili), individuando i vari livelli di supporto e resistenza, l’esistenza di figure di continuazione o inversione del trend e patterns particolari.
Soltanto dopo avere effettuato questa prima analisi si potranno cercare delle conferme ricorrendo ad altri indicatori.
Tra i più usati dagli analisti vi sono le medie mobili, l’RSI, le medie mobili, lo Stocastico, il MACD, il ROC.
Un esempio di MACD (tutto chiaro, no? ??)
Fonte: Guadagnare in Borsa con l’analisi tecnica; IlSole24Ore
Aldilà delle differenze, si tratta comunque di indicatori di momentum, che rivelano cioè la forza di un movimento.
Anche Yoda è un fautore della forza… degli indicatori!
Attenzione al trend!
Se analizziamo un qualsiasi trend rialzista possiamo notare come ci sono delle fasi in cui i prezzi crescono a tassi crescenti (la concavità del grafico è rivolta verso l’alto) e delle fasi, pur crescenti, nelle quali la crescita avviene a tassi decrescenti (la concavità è verso il basso).
Lo stesso discorso si può fare per un trend ribassista.
Un movimento è poi più o meno significativo, a parità di altri fattori, a seconda dei volumi che lo sostengono (i volumi “moltiplicati” per la “velocità” dei prezzi, definiscono il momentum).
Gli indicatori all’interno delle dinamiche del mercato
Queste considerazioni sono fondamentali per comprendere la “dinamica” del mercato.
E’ molto raro che un forte trend positivo si trasformi immediatamente in un forte trend negativo (o viceversa).
Quasi sempre ci sono delle avvisaglie, interpretabili come perdita di momentum, ovvero perdita di spinta, di forza.
Le variazioni nella dinamica del trend vanno attentamente monitorate perché possono aiutare a completare il quadro dell’analisi.
In tale ottica, i vari indicatori disponibili (RSI, MACD, ROC, ecc.) servono ad analizzare il momentum, la forza della dinamica dei prezzi.
Ancora un esempio di indicatori : l’RSI
Fonte: Guadagnare in Borsa con l’analisi tecnica; IlSole24Ore
Indicatori particolari: gli oscillatori
Alcuni indicatori sono detti anche “oscillatori” perché sono costruiti in modo che non possono uscire da due bande (0 e 1, oppure 0 e 100).
La parte “bassa” dell’oscillatore – da 0 fino a 20 o 30 – è la zona detta di “ipervenduto”, mentre la parte “alta” dell’oscillatore – da 100 fino a 70 o 80 – è la zona detta di “ipercomprato”.
Quasi sempre l’utilizzo di questa terminologia trae in inganno molti risparmiatori.
Infatti, quando il mercato si muove in una fase di congestione laterale, l’operatività usuale è di acquistare nella parte bassa per poi rivendere nella parte alta.
In tale contesto gli oscillatori funzionano molto bene: la zona di “ipervenduto” segnala livelli di acquisto (quando l’oscillatore ritorna verso l’alto) mentre le zona di “ipercomprato” segnala livelli di vendita (quando l’oscillatore ritorna verso il basso).
Conoscere (gli indicatori) è meglio che curare
Tuttavia, quando il mercato è in trend, tale utilizzo degli oscillatori porta a pessimi risultati.
Se, per esempio, parte un trend rialzista molto forte, è probabile che gli oscillatori vadano presto in “ipercomprato”, e spesso si sente dire che sarebbe auspicabile una correzione per consentire al mercato di “scaricare” gli oscillatori.
Niente di più falso: la presenza degli oscillatori nella fascia di “ipercomprato” in un forte trend rialzista è una conferma e non già una smentita della forza del trend.
Un segnale preoccupante, invece, è proprio la fuoriuscita dalla zona di “ipercomprato”, perché potrebbe anticipare una correzione al ribasso.
E’ opportuno utilizzare un numero limitato di oscillatori, al massimo 3 o 4: quando tutti sono concordi tra loro – e con l’analisi dei prezzi a monte – aumentano le probabilità che l’analisi sia corretta.
Gli indicatori segnalano sempre il momentum del mercato nell’orizzonte temporale definito.
Quindi è del tutto verosimile che i segnali siano diversi se spostiamo l’analisi su orizzonti temporali differenti, poiché in tal caso analizzeremo trend di ordine differente.
Se, ad esempio, il trend di “lungo” è positivo mentre quello di “breve” è negativo, molto probabilmente tale divergenza si rifletterà sugli oscillatori riferiti a cicli temporali differenti, ottenendo così indicazioni contraddittorie.
E’ perciò necessario “tarare” l’orizzonte temporale degli oscillatori utilizzati in modo coerente tra loro, con il trend che si sta analizzando e con l’operatività che si intende porre in essere.
What’s next?
Nella prossima puntata inizieremo ad approfondire il funzionamento e il corretto utilizzo del primo degli indicatori, le medie mobili.
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