Dopo le prime puntate introduttive, parliamo di analisi di settore all’interno della serie “I vantaggi competitivi: come identificare un moat (fossato)“.
Non è difficile capire quanto l’analisi di settore sia importante; meno semplice è comprendere in che proporzione impatta la performance aziendale, rispetto agli effetti che derivano dall’azione sul mercato sviluppata direttamente dalla singola impresa.
Tra gli inizi degli anni ’80 e la metà degli anni ’90, Michael Porter, indiscusso guru di strategia aziendale, raccolse e analizzò oltre 50.000 osservazioni annue legate a dinamiche aziendali relative a società statunitensi.
Da questo macro campione, Porter valutò l’impatto di quattro fattori specifici sull’emergere di una redditività superiore alla media e sulla sua successiva sostenibilità:
L’anno di riferimento
L’effetto “anno” cattura il ciclo economico. Lo si può considerare rappresentato da quei fattori macroeconomici che influenzano tutte i business all’interno dell’economia generale.
Le dinamiche di settore
Questi effetti si riferiscono al modo in cui l’appartenenza a un determinato settore influisce sulle prestazioni delle imprese.
Un’impresa può beneficiare dell'”effetto settore” se quest’ultimo ha una struttura attraente, disponendo – ad esempio – di elevate barriere all’ingresso.
L’impatto dell’attività principale (in aziende con business diversificato)
L’effetto “attività prevalente” si verifica quando un business di un’impresa diversificata presenta risultati mediamente inferiori o superiori a quelli del settore in cui opera.
Ad esempio, tale effetto è risultato positivo per Taco Bell (TACO), che negli anni ’80 ha registrato un miglioramento della sua redditività in seguito all’acquisizione da parte di PepsiCo (PEP).
Le caratteristiche specifiche del segmento di appartenenza
Questo effetto cattura le caratteristiche uniche di un’azienda che sviluppa le proprie prestazioni rispetto ai concorrenti, all’interno dello stesso settore.
Tali caratteristiche possono includere le risorse specifiche di un’impresa, il suo posizionamento competitivo o l’efficacia con cui il management attua le strategie.
I risultati ottenuti da Porter nello studio dell’analisi di settore
La tabella successiva sintetizza i risultati ottenuti.
Porter definisce la sostenibilità dei profitti come “la tendenza dei profitti anormalmente alti o bassi a mantenersi nei periodi successivi“.
Gli high performer sono le aziende che generano profitti superiori alla mediana del loro settore, mentre i low performers sono rappresentati dalle imprese che si posizionano al di sotto di tale mediana.
L’importanza di vari fattori sull’ottenimento di una redditività superiore alla media
Fonte: Michael Porter, “The emergence and sustainability of abnormal profits”, Strategic Organization, Vol. 1
Porter ha pertanto scoperto che gli effetti di settore sono i più importanti per la sostenibilità di prestazioni elevate e ottengono il secondo posto nell’emergere delle prestazioni elevate (subito dopo gli effetti specifici del segmento).
Tuttavia, gli effetti sul settore sono molto inferiori a quelli specifici del segmento per i low performers.
Per Porter, gli analisti alla ricerca dell’emergere o della sostenibilità dei vantaggi competitivi aziendali potrebbero considerare il ciclo economico quale fattore non rilevante in termini di performance.
Nelle prossime puntate sul vantaggio competitivo, l’analisi del settore verrà suddivisa in tre parti:
1. La struttura del settore
Ciò comporta la creazione di una mappa di settore per comprendere l’ambito competitivo, l’analisi della redditività del settore per verificare se (e perché) la distribuzione degli utili economici sia cambiata rispetto al passato e la classificazione della stabilità del settore in modo da migliorare i sistemi di alert relativi alle opportunità da cogliere e ai principali temi di business da affrontare.
2. L’attrattività del settore valutata attraverso l’analisi delle cinque forze
Le valutazioni si focalizzeranno principalmente sulle barriere all’ingresso e la competizione all’interno del settore di appartenenza.
3. Le possibili forze disruptive trainate dall’innovazione
Ci si concentrerà sul ruolo dirompente dell’innovazione e sulle motivazioni che portano i settori a una transizione dall’integrazione verticale a quella orizzontale.
Rimanete sintonizzati!
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!